Storia della plastica: cos’è e come si produce
La plastica è sempre presente nella nostra quotidianità: beviamo e mangiamo cibo da contenitori di plastica, ci laviamo i denti con spazzolini di plastica, scriviamo su tastiere di plastica e molto altro ancora. Oggi però siamo sempre più consapevoli che l’uso smisurato che ne abbiamo fatto, e ancora ne facciamo, ha avuto gravi conseguenze sulla nostra salute e sull’ambiente.
Fino a qualche decennio fa ritenuta indispensabile, oggi è considerata un nemico del pianeta.
Un problema così sentito tanto che l’Onu a marzo 2022 ha approvato a Nairobi una risoluzione per porre fine all’inquinamento da plastica.
Che cos'è la plastica
La plastica è un polimero sintetico con una grande massa molecolare, un materiale caratterizzato da notevole malleabilità e versatilità. Non si trova in natura viene sintetizzato dall’uomo artificialmente in laboratorio a partire dalla lavorazione chimica del petrolio, cui vengono aggiunti in varie quantità altri elementi, come carbone, cellulosa e gas naturali.
Plastica è un termine generico per descrivere i materiali di vario tipo che possono essere formati e modellati con il calore e la pressione, appartenenti a due macrogruppi:
- termoplastici: che si ammorbidiscono con il calore e poi si induriscono nuovamente quando si raffreddano, processo che può essere ripetuto;
- termoindurenti: una volta stampati non si ammorbidiscono più.
Storia della plastica
L’invenzione della plastica risale al 1862, quando il chimico inglese Alexander Parkes sviluppando studi sul nitrato di cellulosa, isola e brevetta il primo materiale plastico semisintetico, che chiama "Parkesine" (noto poi cone Xylonite). Parkes descrive il materiale così: "usato allo stato solido, plastico o fluido, si presentava di volta in volta rigido come l'avorio, opaco, flessibile, resistente all'acqua, colorabile e si poteva lavorare all'utensile come i metalli, stampare per compressione, laminare".
Ma la vera nascita della plastica come materiale industriale si deve alle palle da biliardo. Fatte in materiali pregiati troppo costosi, come l’avorio, un’azienda americana indisse un premio per chi avesse sviluppato un’alternativa economica. Fu John Wesley Hyatt nel 1869 che, perfezionando la formula di Parkes, mescolando cellulosa e canfora ottenne la celluloide.
Nel 1910 il chimico belga Leo Baekeland brevetta la Bakelite.
Nel 1912 il tedesco Fritz Klatte il PVC e nel 1913 viene inventato il Cellophane.
Dalla Seconda guerra mondiale si sviluppa la moderna industria della plastica.
Italia e plastica
Verso gli anni ’50, nel periodo post-bellico, arrivano sul mercato italiano tanti diversi tipi di plastiche: PVC, Melammina, Polietilene, Polistirene, Nylon, Terilene, Lycra.
Economiche, innovative, versatili, si inseriscono in un contesto storico difficile portando una soluzione ai nuovi imprenditori. Tra le aziende dell’epoca ricordiamo la Kartell fondata nel 1948 da Giulio Castelli con l’obiettivo di creare oggetti di uso quotidiano di qualità, in serie e a un costo accessibile; o l’uso del plexiglass da parte della Guzzini.
Il 1954 vede la nascita della plastica ideata da Giulio Natta: il polipropilene, che venne utilizzato per la creazione di fibre e nella produzione di articoli sanitari resistenti al calore della sterilizzazione. Per le sue ricerche sulla plastica nel 1963 ottenne il Premio Nobel per la chimica.
Inquinamento della plastica: un problema ambientale
Nel dopoguerra la plastica comincia ad essere ovunque. Viene utilizzata al posto di materiali più costosi, come carta, vetro, metalli, per realizzare oggetti e imballaggi, fino a diventare, oggi, uno dei maggiori problemi per l’ambiente.
Le proprietà chimiche che hanno reso la plastica utile e resistente la rendono anche un materiale che impiega migliaia, o decine di migliaia di anni, per degradarsi. Così, migliaia di oggetti plastica stanno invadendo il pianeta. Peggio ancora, quando si disgrega rilascia delle particelle microscopiche che inquinano mari, aria, terra e persone.
Le implicazioni per la salute dei depositi di microplastica nel nostro corpo non sono ancora note.
Come riciclare la plastica: le bottiglie in PET
Al mondo esistono circa 200 tipi diversi di plastiche, alcune completamente riciclabili. La plastica PET venne ideata per contenere bevande gassate sotto pressione. La cultura “dell’usa e getta” e la produzione di massa di prodotti a basso costo ha fatto si che oggi si vendano circa 500 miliardi di bottiglie in PET all'anno, la cui maggior parte finisce nei nostri mari, degradandosi in microplastiche.
Fortunatamente il PET è riciclabile al 100% e riutilizzabile. Noi di Maremmagatta ci teniamo all’ambiente e molti dei nostri prodotti vengono realizzati con bottiglie in PET riciclate, il che li rende, oltre che gattosi, anche molto rispettosi dell'ambiente!
Quindi se scegliete oggetti in plastica, fate sempre attenzione che siano riciclabili!